Prima del '39

Storia della Comunità Ebraica a Trieste

di Selene Verdoglia (Istituto Magistrale Statale G. Carducci di Trieste) Treno della Memoria 2009

La vita dei bambini durante il ventennio fascista

balilla

di Giulia Antonelli, Michele Bigatton, Francesco Dario, Agnese Lorenzon, Ambra Makuc, Simone Pecoraro, Andrea Raccovelli (I.S.I.T. N. Pacassi di Gorizia) Treno della Memoria 2009

Dopo la prima guerra mondiale, in Italia sorse un nuovo movimento politico di carattere insieme rivoluzionario e reazionario, nazionalista e totalitario, che rifiutava i principi della democrazia liberale.
Questo movimento politico chiamato Fascismo fu capeggiato da Benito Mussolini che raggiunse il potere nel 1922 con la Marcia su Roma. Solamente tre anni dopo, alla prima fase legalitaria si sostituì la fase totalitaria che cambiò radicalmente lo stile di vita e i costumi della società.
Dopo l’instaurazione del regime fascista nel 1926, vennero emanate le leggi fascistissime: furono sospesi tutti i partiti e le associazioni d’opposizione (gli antifascisti vennero arrestati, processati ed aggrediti), vennero chiusi gli organi di stampa avversi al regime, venne creata l’OVRA e il Tribunale speciale.
In uno stato di tipo totalitario, come fu l’Italia fascista, la propaganda, il controllo dell’informazione e il consenso delle masse fu essenziale.
L’Italia di quegli anni era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata, nonostante tutte le leggi e i regolamenti emanati durante gli anni precedenti. Creare una nuova scuola significò soprattutto preparare le nuove generazioni all’accettazione del regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un serbatoio di reclutamento.

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